giovedì 18 settembre 2008

LA MASCHERA DI DIMITRIOS - Eric Ambler

E' un romanzo scritto da Eric Ambler e pubblicato nel 1939. Eric Ambler ha trasformato la spy story. L'ha depurata dei vanagloriosi eroismi della belle époque e l'ha riportata nel fango, le ha donato il cinismo fatalista di chi aveva conosciuto gli orrori delle trincee della Grande Guerra. Ambler ha saputo creare la tragica figura letteraria della spia "normale", perennemente in bilico tra la vita e la morte, tra la lealtà ed il tradimento, e ne ha tratteggiato con indiscutibile vigore piccole meschinità e insospettabili virtù.

Attraverso gli occhi dello scrittore Charles Latimer, incuriosito dalla figura ambigua ed enigmatica di Dimitrios, trafficante e criminale internazionale, scorre davanti al lettore lo scenario inquieto dei Balcani ancora sconvolti dalla fine dell'Impero Ottomano. Mentre Latimer interroga corrotti ufficiali turchi e bonari agenti sovietici alla ricerca di una possibile verità, la figura di Dimitrios si staglia inquietante nella sua assenza, e assurge a simbolo della corruzione di un'epoca.

Gioco di specchi tra l'autore e il personaggio, e indiscutibile capolavoro di Ambler, dal libro fu tratto nel 1944 un celebre film noir di Jean Negulesco

4 commenti:

assorbenti ha detto...

L'incontro per la discuissione del libro si terrà venerdì 10 ottobre (secondo venerdì del mese).

assorbenti ha detto...

Istanbul, intorno alla metà degli anni Trenta. Nel corso di un ricevimento Charles Latimer, giallista inglese di successo, viene avvicinato dal più imprevedibile degli ammiratori, il colonnello Haki - alto ufficiale dei servizi segreti e scrittore di suspense alle prime armi. La trama che il colonnello sottopone a Latimer, e che vorrebbe che quest'ulitmo sviluppasse in proprio è rozza, fiacca, artificiosa. Ma poi Haki allude alla vicenda "scombinata, non artistica" priva di "moventi occulti" di Dimitrios Makropoulos, il più grande criminale europeo di quegli anni, coinvolto in ogni delitto compreso fra il traffico di eroina e l'assassinio politico. E così, da alcuni indizi contraddittori disseminati in una conversazione apparentemente casuale, ha inizio l'inquietante 'esperimento investigativo' di Latimer, che inseguirà le tracce di Dimitrios fra le rive dell'Egeo, i quartieri turchi di Sofia e i boulevard di Bucarest, trasformandosi via via da elegante, distaccato scrutatore di fatti in protagonista di un romanzo a tinte forti.
Perfetta fusione di suspense e atmosfera, sottile analisi del funziamento di ogni investigazione - letteraria o poliziesca che sia -, questo libro, per molti il primo a essere evocato quando si parla di Ambler, è anche lo straordinario documento di un'epoca in cui la civiltà e la mente dell'uomo europeo non potevano non vedersi riflesse in uno specchio oscuro, inafferabile e sinistro: i Balcani.

Anonimo ha detto...

Le proposte di Liviana per il prossimo mese:

LE VOCI DEL MONDO DI Robert Schneider, Einaudi Tascabili Scrittori, p.186, € 9.50


Che succede se un genio nasce nel posto e nel tempo e fra gente sbagliata, se il contesto rende impossibile che il suo talento possa svilupparsi e venire riconosciuto e valorizzato?
"Quando apprendemmo la storia sconcertante di Johannes Elias Alder, ci fermammo a riflettere: quanti uomini meravigliosi, filosofi, pensatori, poeti, pittori e musicisti il mondo avrà perduto solo perchè ad essi non fu concesso di imparare la propria arte? Forse -- continuando nella nostra fantasia -- non fu Socrate il filosofo più sublime, e non fu Gesù Cristo il più grande spirito amante, nè Leonardo il più straordinario tra i pittori o Mozart il più perfetto tra i musicisti; altri nomi, completamente diversi, avrebbero potuto segnare il corso della storia. Pensammo allora con un sentimento di cordoglio a questa schiera di sconosciuti, nati e non nati a un tempo. E Johannes Elias Alder era uno di loro" (pag. 8)
In uno sperduto villaggio delle Alpi austriache popolato da contadini rozzi e ignoranti vive, nei primi anni dell'Ottocento, un ragazzino dotato di un grandissimo talento musicale che nessuno intorno a lui è in grado di capire; anzi, per molto tempo egli viene, per la sua straordinaria sensibilità musicale, sbeffeggiato ed isolato, considerato un "diverso" da fuggire e disprezzare, chiamato "Piscio-di-cane" per il colore dei suoi occhi. Lui stesso inconsapevole del suo geniale talento, costretto a "sedersi all'organo al pari di un ladro, nell'eterno timore di essere scoperto" (p.122), Elias è "un genio la cui strepitosa intelligenza musicale avrebbe potuto spingere l'arte del suo tempo ben oltre i confini del secolo" (p.134)
Due sono le grandi passioni della sua breve e drammatica esistenza: la musica e l'amore impossibile per la cugina Elsbeth che lo porterà a mettere in secondo piano persino la musica e lo spingerà a .......

Romanzo d'esordio dell'austriaco Robert Schneider, ex studente di musica al Conservatorio di Vienna, "Le voci del mondo" (pubblicato per la prima volta in tedesco nel 1992, subito caso letterario con le sue 100.000 copie vendute e poi, tradotto in italiano, vincitore del premio Grinzane Cavour 1995) è una storia di amore e di solitudine che ha per scenario una natura ostile squassata dal terribile vento del phön, devastata da incendi ricorrenti, popolata da gente rozza, spesso crudele, in un'atmosfera intrisa di magia e superstizione da molti critici definita "gotica".
Schneider riesce a giocare con il contrasto tra la rozzezza del contesto e la sensibilità e l'animo appassionato di Elias consegnandoci un romanzo poetico e dolente squarciato a tratti da esplosioni di violenza ma percorso da una struggente vena malinconica, ironia e senso del grottesco. Un romanzo, come acutamente rileva il traduttore Flavio Cuniberto, che è anche un "romanzo di formazione alla rovescia [...] dove l'eroe non conosce formazione alcuna, non ha sviluppo, anzi seppellisce i propri inestimabili talenti negli angusti confini del 'natio borgo selvaggio'"


IL MINOATURO di Benjamin Tammuz – ed. E/O - € 8,00

Thea questa lettera non è firmata e temo che non ci incontreremo m Benjamin ai". Questo l'inizio dell'inquietante corteggiamento a una giovane donna, incontrata in autobus, da parte di un agente del Mossad. Chi è veramente l'agente? Come fa conoscere ogni mossa di Thea in anticipo? E' responsabile della morte del fidanzato di Thea? Questo romanzo è insieme una storia d'amore e una spy story e ci conduce nel mondo misterioso della passione e del tradimento.
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L'attesa di Thea
Ho scoperto questo libro tre anni fa e mi è apparso subito come una folgorazione. Sotto forma di spy story, è una delle più belle storie d’amore che abbia mai letto. Forse perché non ha a che fare col possesso, ma col destino, non è la mano che coglie il fiore, ma il cuore che attende e — lo sapeva già Gozzano — le più belle sono «le rose che non colsi».

Nessuno vede le cose belle che tu vedi in me
C’è un motivo, in tutto questo: che ciò che si possiede di colpo diventa opaco, come sapeva Gide (o forse era qualche altro…). C’è l’Attesa che nella storia del popolo d’Israele non è tempo vuoto o perduto come nella nostra sciocca idiozia collettiva, ma il tempo più vero e proficuo perché significa la volontà di chi è padrone del tempo.
Ma c’è molto altro e molto di più in questo libro dall’incipit scintillante e dal ritmo perfetto, che ti afferma e non ti molla più. C’è l’amore per la musica di Mozart e l’amore del protagonista (agente segreto) per «il paese che servo», che è Israele, «i monti, le valli, la polvere, la disperazione, le strade, i sentieri». E tutti questi amori si fondono e si confondono in uno, insieme a quello di un altro personaggio — un evidente alter ego del protagonista — per «i popoli del Mediterraneo», tutti, a cominciare dai palestinesi per i quali l’agente segreto israeliano ha sentimenti struggenti come per un fratello perduto.
In tutto questo seducente intreccio di storie — perfettamente costruito — accade questo amore che sottointende una certezza: che c’è un disegno su ciascuno, che non siamo esseri abbandonati a un caso idiota, ma che l’attesa più profonda che abita il cuore corrisponde a una presenza reale nel mondo («da quando ho memoria di me, io ti ho cercata. Mi era chiaro che tu esistevi, ma non sapevo dove»), che in un momento del tempo non scelto da noi e con modalità che possono anche sembrare tremende, incontreremo. Per cui si tratta di “riconoscerla” quando ti attraversa il cammino.
“Riconoscere” è appunto il verbo usato di continuo. Lui si manifesta a lei con delle lettere, che riempie del suo amore appassionato e geloso, una presenza misteriosa e protettiva, che brama di vedere («nessuno vede le cose belle che tu vedi in me. Mi abitui a qualcosa che nessuno mi darà mai. Io voglio vederti»).
Lei (che si chiama, non a caso Thea, nome che insieme al riferimento a Dio allude a lei come a un doppio della moglie di lui, Lea) a sua volta gli scrive con questa intestazione: «Mio amico Sconociuto». È ovvio rammentare la nota poesia: «Uno Sconosciuto è mio amico…». Ed è inevitabile a questo punto sospettare che la storia che fa da sfondo al romanzo di questo straordinario scrittore ebreo, sia la prima di tutte le storie d’amore: quella fra Jahvè e il suo popolo
NOTE BIOGRAFICHE
Benjamin Tammuz (1919-1989) nasce in Russia, ma già nel 1924, quando Benjamin ha solo cinque anni, la sua famiglia si lascia alle spalle gli orrori della rivoluzione bolscevica e si trasferisce in Palestina, terra dove è in atto quel movimento di immigrazione e risorgimento ebraico che porterà nel 1948 alla nascita dello Stato di Israele. B.T. studia legge e scienze economiche all’università di Tel Aviv e, più tardi, storia dell’arte alla Sorbona di Parigi. Per molti anni è redattore della pagina letteraria del quotidiano israeliano Ha’aretz e per quattro anni attaché culturale dell’ambasciata di Israele a Londra. Autore prolifico di letteratura anche per l’infanzia, ha ricevuto diversi riconoscimenti letterari internazionali.


CREATURA DI SABBIA
di Ben Jelloun Tahar
Ed. Einaudi Prezzo: € 9.50

"Nella vita bisognerebbe poter avere due facce... sarebbe bene averne almeno una di ricambio. Oppure, e questo sarebbe ancora meglio, non avere nessuna faccia, semplicemente... essere solo delle voci.. un po' come i ciechi".

Una vita raccontata in un diario, in cui ogni notte Ahmed riversa il suo dolore, trasformatosi negli anni in pura follia.
Quaranta giorni dopo la sua morte, il diario viene aperto e letto ad un pubblico che inizia a chiedersi, mentre ascolta la storia, se Ahmed è esistito davvero. Ahmed è l'ottava di sette figlie, e siamo in un paese in cui secondo le regole dell'Islam, chi non ha figli maschi non può dar loro l'eredità, che verrà quindi divisa fra gli altri fratelli del padre. Convinti che la loro famiglia di sole donne sia l'inequivocabile presagio di una maledizione, i genitori decidono che qualunque sia la sua vera natura, Ahmed verrà cresciuta ed educata come un uomo. Ahmed nascerà femmina, ma ormai la decisione è presa, e l'eredità è salva. L'Islam stabilisce che sia una vergogna avere figlie femmine, infatti il padre non si è mai interessato alle figlie. Ora, colmo di gioia, dovrà inventare un mondo artificiale per far credere a parenti e amici che Ahmed sia un maschio. Lei però inizia a crescere e porsi delle domande, a stare male. Osservando la banale e monotona vita delle sorelle, e la perenne sottomissione della madre al padre, inizia a pensare che i vantaggi dell'essere uomo in fondo non sono così negativi. Arriva persino ad abituarsi a quella stretta fasciatura che porta per impedire la normale crescita del seno. Nel periodo adolescenziale capirà cosa sta succedendo a lei e al suo corpo, potrebbe ancora decidere chi vuole essere veramente: seguire il suo istinto di donna o assecondare le volontà del padre, che alla fine saranno anche le sue volontà.
Il suo carattere inizia a cambiare, diventa duro, cinico e scontroso. Non ha amici ma decide che per essere un uomo completo deve sposarsi. Ovviamente questa richiesta sconvolge il padre, che però non può negarle il permesso. Il padre sta diventando vecchio, Ahmed ormai è diventata il capo famiglia, temuta dalle sorelle e rispettata dalla madre.


L'AMANTE – Abraham Yehoshua - ed. einaudi- € 11,80 -

Ah, i romanzi a più voci! Mostrare la realtà da una prospettiva e poi da un'altra, raccontare un episodio e raccontarlo di nuovo venti pagine più avanti, mostrare la molteplicità dei punti vista, immedesimarsi ora in una vecchia, ora in un uomo, poi in un'adolescente. Le sfaccettature della vita e dei fatti. Che cosa c'è di meglio di un romanzo a più voci per raccontarle?
Sinossi:
sullo sfondo di una Haifa scossa dalla guerra del 1973, si dipana lo scenario de 'L'amante', il più sinceramente israeliano dei romanzi di Yehoshua. L'autore si affida alle voci dei suoi personaggi, ai loro sogni, ai ricordi, ai desideri, alle aspettative: sono le parole di Adam, agiato proprietario di una grande officina meccanica; le riflessioni della figlia Dafi, quindicenne insonne e ribelle; i sogni della moglie Asya, intellettuale precocemente ingrigita; gli stupori di Na'im, giovane operaio arabo; i vaneggiamenti della novantenne Vaduccia; e infine il resoconto stupefatto di Gabriel, l'amante scomparso. Mondi lontani, a dispetto dell'amore; voci tanto vicine quanto diverse siglano l'impossibilità di conoscere veramente chi ci vive accanto.

assorbenti ha detto...

Cosa mai si potrà discutere su di un libro così “leggero”, quale “La
maschera di Dimitrios” di Ambler? Questa è stata la domanda che è
passata per la mente a più di un “assorbilibri” prima dll'incontro mensile svoltosi ieri, venerdì 10 ottobre, a casa dell'estensore di questo sintetico resoconto. Certo, non vi sono state le accese discussioni suscitate, da ultimo, da “La parete” e da “Il piccione”,
eppure l'ora e mezza dedicata al libro del mese è stata ugualmente
interessante ed volata via veloce tra una considerazione e l'altra.
Ai presenti (Alessandro, Serena, Massimo UD, Massimo TS, Marina,
Gabriella, Sandra, Marinella, Marcello, nonché, per la prima volta, Isabella - che si unirà al gruppo - e Bia, ospite salernitana di Sandra, in transito da Trieste per la Barcolana) il libro
complessivamente è piaciuto, con dei distinguo da parte di Sandra e
Marinella. Marina e Marcello non sono riusciti a completare la lettura.
A Serena è piaciuto anche lo stile. Massimo di Udine ha apprezzato il risvolto psicologico, il suo omonimo triestino la gradevolezza della
lettura (avvenuta nel suo caso pochi anni fa). Gabriella ha trovato buona la descrizione degli ambienti in un periodo storico che gradisce particolarmente. Sandra ha trovato “La maschera di Dimitrios” non molto
accattivante nel creare la “suspance”, ma alla fine il libro non le è dispiaciuto anche se non l'avrebbe letto di sua spontanea volontà (questo è il bello del gruppo di lettura, dice Marina, che consente di
scoprire autori e titoli a cui uno non avrebbe prestato particolare
attenzione). Marinella ha una posizione simile a quella di Sandra e rileva anche che, in generale, non le piacciono i libri privi di figure femminili di rilievo. Alessandro rilegge alcune parti delle ultime due pagine del libro in cui Ambler definisce Dimitrios come il prodotto del
caos e del dilagare della legge del più forte. Lo spettro
dell'incombente II Guerra Mondiale (e delle simiglianze con il nostro
presente) rende ancora più sinistro il finale, nonostante l'ironia della sua contrapposizione con la trama del rassicurante giallo “classico”, ipotetica prossima opera dello scrittore protagonista del
libro.
Utilizzando alcune domande tratte da un sito internet sui gruppi
di lettura si è poi discusso sullo stile (ad esempio, l'uso di
“inserti” - verbali, lettere, ecc. - piuttosto che di flashback veri e propri), sulla tensione suscitata dalla trama (“suspance” rimasta costante, senza punte né in alto né in basso), sull'ambientazione (bello il giro nell'Europa prebellica; a questo proposito un dubbio è venuto a più di uno dei presenti: come funzionava la posta prenumatica?), su quanto una storia d'amore (che in “La maschera di Dimitrios” era assente) giochi un ruolo positivo o no in un romanzo giallo e su quanto questo genere di fiction piaccia o no ai membri del
gruppo.