mercoledì 6 maggio 2009

UNDICI SOLITUDINI - Richard Yates

Pubblicata originariamente nel 1962, questa raccolta di 'short stories' è considerata uno dei capolavori della narrativa americana del secondo Novecento. II "NewYorkTimes" l'ha definita "l'equivalente newyorkese di "Gente di Dublino" di Joyce", e Kurt Vonnegut "la migliore raccolta di racconti mai pubblicata da un autore americano". Dalle vite 'normali' di segretarie di Manhattan e maestrine di Brooklyn,di potenziali romanzieri frustrati, di tassisti sognatori, soldati disillusi e ragazzini disadattati,Yates crea un mosaico indimenticabile che rivela tutte le ombre del sogno americano all'apice del suo (presunto) splendore; ma "Undici solitudini" non è solo il magistrale, impietoso ritratto di un'epoca: la precisione dei dialoghi, il ritmo infallibile, l'attenzione ai particolari, l'essenzialità della scrittura danno alle storie di questi personaggi un'intensità che le rende dolorosamente universali e senza tempo.

3 commenti:

assorbenti ha detto...

L'incontro per la discussione di questo libro si terrà venerdì 24 Aprile a casa di Alessandro

assorbenti ha detto...

Principali punti emersi dalla discussione sul libro "11 solitudini" di Richard Yates:
- il libro è generalmente
piaciuto molto, pur con alcune perplessità espresse da Alessandra II (ha provato un senso di frustrazione/depressione) e, in parte, da Oscar (che ha ritrovato qualcosa di personale nei due "racconti delle maestre" e che ha definito lo scrivere di Yates come una "foto posata)". Gabriella, dopo aver superato la fatica iniziale, ha gradito
molto "11 solitudini". La proponente Franca è rimasta molto soddisfatta dal libro a cui era giunta dopo la visione del film "Revolutionary
Road" tratto da un romanzo di Yates;
- i racconti hanno richiamato
assonanze con l'opera pittorica di Hopper (Alessandro e Giovanna), con la poesia di Elliot (Maddalena) e con i numerosi romanzi citati da Valerio. A Marinella è sembrato che gli undici brani di Yates fossero
come delle scene di un unico racconto;
- il valore dello stile di Yates
è stato sottolineato in modo particolare da Massimo, da Luisella (per l'incisività e per i "dialoghi perfetti"; il racconto breve è come "una fucilata nel silenzio"), da Alessandra I (uno stile "tristemente piacevole") e da Marina (uno stile "ricercato, pulito, non minimalista");
- relativamente ai personaggi dei racconti Donatella ha sottolineato la loro generale "incapacità di comunicare" e, nel corso della serata, si è discuso a più riprese su quanto i protagonisti del
libro fossero o non fossero "perdenti", "sfigati", "sapessero o no vivere";
- è parso che il racconto più gradito fosse "Abbasso il
vecchio", seguito forse da "Tutto il bene possibile" e "Nessun dolore".
Come di consueto invito chi lo desiderasse a far circolare ulteriori integrazioni e precisazioni rispetto a quanto sopra ho molto, molto
sinteticamente espresso.

Liviana ha detto...

La mia impressione di lettura perciò è assolutamente parziale perchè di
racconti ne ho letti soltanto i primi tre e pertanto può essere che mi
sia persa qualche cosa di più interessante ...... devo dire infatti che
quello che ho letto non mi ha particolarmente entusiasmata sia come
stile che come storie ..... le ho trovate assai "pesanti" ma non nel
senso di difficile lettura ma in quanto storie deprimenti, dure,
scarne, tristi ...... può darsi che questo sia stato l'intento dello
scrittore (ah, dimenticavo, ho saltato a piè pari l'introduzione) ma
dopo la lettura confesso che mi sono sentita un "tantino" depressa