mercoledì 6 maggio 2009

CREATURA DI SABBIA - Tahar Ben Jelloun

In un paese senza età, che è anche il Marocco di oggi, nasce dopo sette sorelle Mohamed Ahmed. Nasce femmina, ma per volere del padre, che non vuole disperdere il patrimonio accumulato, crescerà maschio a dispetto del suo corpo, e dovrà reggere la casa e la servitu, essendo riconosciuta da tutti come nuovo capofamiglia. Il romanzo è la storia di un'identità inventata, di una metamorfosi coatta, dei turbamenti, delle ossessioni, delle violenze e dei paradossi che ne derivano. Ed è anche una finestra aperta sul mondo arabo, sulle sue tradizioni e sui suoi tabu, che ancora oggi stentiamo a capire.

5 commenti:

assorbenti ha detto...

L'incontro per la discussione di questo libro si terrà venerdì 22 Maggio a casa di Alessandro

Massimo II ha detto...

Proposte per il libro di giugno:

1) Herman Melville: Bartleby lo scrivano. Io ho l’edizione Einaudi con testo a fronte, ma è stato pubblicato anche da Feltrinelli, BUR, Garzanti. Molti critici lo hanno definito “il racconto perfetto”. L’ho scelto anche con la speranza che qualcuno di voi mi dica come si pronuncia!
Da IBS:
La varietà delle esperienze e l'acuta percezione delle realtà storiche, la profondità del dramma morale che egli visse e la grandiosità fantastica, la complessità psicologica, la ricchezza epica con cui lo mise in scena, fanno di Melville uno dei protagonisti della letteratura moderna. Potenti raffigurazioni dei dilemmi dinanzi a cui dovrebbe fermarsi ogni umano giudizio, "Bartleby" e "Benito Cereno" sono racconti incentrati su figure quotidiane, antieroiche, che rivelano un disinteresse sempre più profondo per l'avventura: per questi esseri frustrati, inerti dinanzi al "muro" della realtà, la maturità è silenzio

2) il secondo classico è Michail Lermontov: Un eroe dei nostri tempi, Feltrinelli, ma anche altri. Mi ha colpito soprattutto la seconda parte. E’ stata scritta nel 1840,(in piena epoca romantica quindi) , ma il protagonista precorre già il disincanto e la noia degli esistenzialisti vissuti cent’anni dopo.
Da IBS:
Il ritratto di un uomo e di un'intera generazione in cinque racconti: l'antieroe Pecorin e il suo alter ego Maksim Maksimyc. Una pietra miliare nella storia del romanzo russo dell'Ottocento. "Un Eroe dei Nostri Tempi è proprio un ritratto, ma non di una persona: è il ritratto che nasce dai vizi di tutta la nostra generazione, nel pieno del loro sviluppo. Mi direte ancora che un uomo non può essere così malvagio e io vi dirò che se avete creduto alla possibile esistenza di tutti gli scellerati tragici e romantici, perché non credete alla realtà di Pecorin? Dite che la morale da tutto ciò non ne guadagna? Agli uomini han dato fin troppi dolciumi; perciò il loro stomaco si è guastato: servono medicine amare, verità irritanti". (Dalla prefazione)

3) a proposito di disincanto propongo Michel Houllebecq, Estensione del dominio della lotta, Bompiani. Non spaventatevi dal titolo, il libro è estremamente scorrevole, è il contenuto che è abbastanza terribile, mai quanto i due romanzi successivi che ho letto (Le particelle elementari, La possibliità di un’isola). E’ tutto così estremo, da attrarre secondo me il lettore come l’orlo di un precipizio. Do il mio voto (anche se so che il voto del proponente non conta) se non altro perché non può non provocare un’accesa discussione.
Da IBS:
Trent'anni, analista programmatore in una società di servizi informatici, il protagonista di questo romanzo conduce un'esistenza indifferente. Il lavoro, i viaggi d'affari, le prigioni dell'amore e del sesso, l'assenza di qualsiasi sentimento che non sia di insofferenza verso se stesso, lo scivolare lento e inesorabile in uno stato di insensibilità dal quale sembra non esserci via d'uscita

4) Per ultimo un classico di SF. A mio insindacabile giudizio insieme a “Cronache marziane” e a “Il giorno dei Trifidi”, “Anni senza fine” di C. Simak, Ed Nord, nel passato pubblicata anche da Mondatori con il titolo “City”, è il più grande romanzo di SF. Qualcosa mi dice che non riceverà neanche un voto, ma io lo inserisco lo stesso, perché è uno dei pochi romanzi che rileggerei volentieri.
Da IBS
La narrazione è costituita da una serie di episodi nei quali si immagina che la popolazione terrestre sia emigrata su Giove, dove intende realizzare in pieno la propria esistenza e la propria felicità. Sulla Terra sono rimasti soltanto i cani, insieme a un robot e a qualche sparuto essere umano. In seguito a precedenti manipolazioni biologiche operate dagli scienziati, i cani hanno vorticosamente accelerato la propria evoluzione, accrescendo il loro quoziente di intelligenza. Ora hanno costituito una comunità che rammenta con nostalgia i tempi antichi, quando l'uomo era padrone della Terra, come un'epoca leggendaria e irripetibile. A loro volta i cani dovranno abbandonare il pianeta per cederlo a una nuova specie in evoluzione: le formiche

Infine, come eventuale riserva inserisco Jonathan Safran Foer, Ogni cosa è illuminata, Guanda. Avevo visto il film qualche mese fa, così qualche giorno fa ho acquistato il libro, che ho appena iniziato a leggere e che trovo abbastanza interessante.

Max ha detto...

resoconto sull'ultimo incontro del gruppo svoltosi ieri da me per discutere del libro "Creatura di sabbia" di Tahar Ben Jelloun.
In esordio, la richiesta un po' manichea di rispondere con un si o un no alla domanda "vi è piaciuto il libro?" ha dato il seguente risultato:
SI: Max, Cinzia, Alessandra I, Alessandro, Giovanna e Oscar;
NO: Donatella, Maddalena, Marinella, Massimiliano e Franca, con anche Max II e Marina che, pur assenti, hanno espresso la loro opinione con un'email che è
stata letta all'inizio della discussione.
Renitenti ad una tale suddivisione SI/NO sono state invece (NI/indecise): Liviana, Gabriella
e Alessandra II (che successivamente, nel corso della discussione, si è spostata sul SI).
Apprezzato da quasi tutti (anche da molti che hanno dato il loro NO alla domanda di cui sopra) è stato lo stile e l'ambientazione. In particolare, Max ha gradito i voli onirici, Giovanna le immagini caleidoscopiche, Oscar il carattere di "labirinto"
assunto dal libro (richiamando e rileggendo brani a pag. 135 e 157-
158). Liviana ha associato allo stile di Tahar Ben Jelloun l'idea
dell'arabesco. Immagine ripresa da Alessandro per segnalare la
necessità di guardare il volume nel suo insieme piuttosto che nei suoi particolari (ha letto alcuni brani finali per sostenere che lo stile proposto dall'autore è in linea con un certo modo di vedere la narrazione come percorso a più voci). Cinzia e Sandra hanno gradito il libro perchè, rispettivamente, hanno letto il libro di getto e si sono
lasciate trasportare dal suo flusso, senza aspettative e/o mediazioni della razionalità.
Dagli incerti o dai NO è stato invece segnalato: il minor gradimento della seconda parte (Liviana e Gabriella), l'aver
provato un senso di angoscia (Massimiliano) o di fastidio pur avendo iniziato la lettura con buoni propositi (Donatella), un'eccessiva e vuota oscurità del testo (Maddalena e Marinella), una persistente confusione (Franca).

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e

Anonimo ha detto...

imparato molto