martedì 26 ottobre 2010

L'INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL'ESSERE - Milan Kundera

Il suo romanzo ci dimostra come nella vita tutto quello che scegliamo e apprezziamo come leggero non tarda a rivelare il proprio peso insostenibile. Forse solo la vivacità e la mobilità dell'intelligenza sfuggono a questa condanna: le qualità con cui è scritto il romanzo, che appartengono a un altro universo da quello del vivere" (Italo Calvino). "Chi è pesante non può fare a meno di innamorarsi perdutamente di chi vola lievemente nell'aria, tra il fantastico e il possibile: mentre i leggeri sono respinti dai loro simili e trascinati dalla "compassione" verso i corpi e le anime possedute dalla pesantezza. Così accade nel romanzo: Tomás ama Tereza, Tereza ama Tomás: Franz ama Sabina, Sabina (almeno per qualche mese) ama Franz; quasi come nelle Affinità elettive si forma il perfetto quadrato delle affinità amorose

3 commenti:

assorbenti ha detto...

Il titolo della discussione sarebbe
potuto essere: "ma perchè mai c'era piaciuto così tanto?" Quasi tutti
(tranne Max Ud e Alessandra a cui il libro è piaciuto) avevano letto il
libro negli anni '80, quando Kundera era di gran moda. Il libro allora
era piaciuto, ma una seconda ed odierna lettura ha fatto crollare un
tale gradimento. "L'insistenibile leggerezza dell'essere" è così
apparsa banale, inutile, costruita. Una analoga impressione viene
dichiarata da Franca e Alessandro che hanno invece letto il romanzo per
la prima volta nei primi anni di questo decennio.

Marinella ha detto...

K ha avuto molta fortuna in Italia per i motivi che vi allego (copiati da wikipedia), io ricordo benissimo il tormentone che ne era sorto. voi siete giovani e forse non lo ricordate, "In Italia il titolo di questo romanzo è legato alla trasmissione televisiva Quelli della notte, condotta da Renzo Arbore, in cui il lookologo, interpretato da Roberto D'Agostino dissertava sulla società coniando l'espressione edonismo reaganiano e citando come tormentone il titolo del romanzo, L'insostenibile leggerezza dell'essere.

Legato a ciò, nel 1986 il cantautore Antonello Venditti scrive il brano Questa insostenibile leggerezza dell'essere, che include nel suo album Venditti e segreti, e nel cui testo cita anche Milan Kundera."

i motivi per i quali nascono i successoni editoriali sono svariati, talvolta anche solo un titolo molto ben trovato, "l'insostenibile leggerezza.....", "va dove ti porta il cuore", ecc, nascono i modi di dire, i tormentoni appunto, si va a finire sulle t-shirt e il successo è poi grandioso.......... non voglio farmi influenzare dalla mia vicenda personale con K, ma sicuramente due cechi che ho conosciuto non lo sopportano, a me il romanzo letto tantissimi anni fa era piaciuto, forse anche il film che ne hanno tratto, con protagonisti giovani, belli e molto bravi (daniel day-lewis, juliette binoche e lena olin), ha aiutato il simpatico K......... per concludere, sempre trovato in internet, vi dirò che Italo Calvino ha definito questo romanzo «il vero avvenimento dell’anno nel campo del romanzo su scala mondiale».

Max TS ha detto...

Insostenibile pallone gonfiato

Possiedo questo libro da una decina d’anni ma non l’ho mai letto. Lo devo aver comprato un giorno in cui c’era una svendita di edizioni Adelphi, che mi piacciono molto graficamente.
Adesso ho capito perché non sono mai andato oltre un paio di pagine. L’incipit del libro è, per chi ama leggere romanzi , quanto di meno invogliante si possa scrivere. Comincia così: “ L’idea dell’eterno ritorno è misteriosa e con essa Nietzsche ha messo molti filosofi nell’imbarazzo: pensare che un giorno ogni cosa si ripeterà così come l’abbiamo già vissuta, e che anche questa ripetizione debba ripetersi all’infinito! Che significato ha questo folle mito? Il mito dell’eterno ritorno afferma, per negazione..”, ecc. ecc, e così avanti per tre pagine citando Gesù Cristo e Parmenide. Inizio terrificante per un romanzo. Elias Canetti inizia il suo capolavoro (forse leggermente superiore all’insostenibile) , nientemeno che con un dialogo tra il protagonista e un bambino: sicuramente un testo fatto così risulta più invitante.
Bene, ma questa volta insisto, continuo a leggere il libro dell’ahimè prolifico K. Così subito si svela che sotto la superficie dell’”impegno”, delle frasi ad affetto (o almeno che vorrebbero apparire tali), il volo è basso, praticamente raso-terra, domina il nulla, una desolante visione materialistica, tutto ridotto a rapporti sessuali, tradimenti, scambi di coppie, ma sempre con un astuto senso, come definirlo, di “mimetismo” intellettuale, con stupidi assiomi, facili metafore politiche ed esistenziali.
Ho cominciato a raccogliere uno “stupidario” di frasi tratte dal romanzo, ma poi erano veramente troppe e ho lasciato perdere, ma qualche perla tra le innumerevoli va citata.
“Ciò che distingue una persona che ha studiato da un autodidatta non è la quantità di conoscenze, ma il grado di vitalità e di coscienza di sé” (pag. 60)
“Ma è proprio il debole che deve saper esser forte e andar via, quando il forte è troppo debole per poter fare del male al debole” (pag. 81)
Da pag. 92 a pag. 94 gli sproloqui sulla bombetta è di una comicità irresistibile, naturalmente involontaria, poiché pochi scrittori come K sono così privi del senso dell’umorismo
Vedi ancora pag. 98 una serie di meditazioni sul “tradire il proprio tradimento”
Un’illuminazione a pag. 114: “Tutt’a un tratto Franz capì: Marie -Claude aveva dichiarato che il gioiello di Sabina era brutto perché se lo poteva permettere. O più precisamente: Marie-Claude aveva dichiarato che il gioiello era brutto per dimostrare che poteva permettersi di dire a Sabina che il suo gioiello era brutto”
Insomma per finire, la trama è inesistente, i personaggi sono marionette antipatiche prive di spessore e l’onnisciente autore non perde occasione di impartirci profonde perle di saggezza. Dopo aver letto“Il piccolo dizionario di parole fraintese” mi viene voglia di ululare. Non trovo la forza per terminare il libro.

P.S. Ho letto solo un’altra opera di K. (mi sembra si intitolasse “L’identità” o qualcosa del genere) e devo dargli atto di essere un valoroso: ditemi, quale altro autore al giorno d’oggi avrebbe il coraggio di scrivere (e pubblicare) un libro che termina dicendo ragazzi era tutto un sogno del protagonista! Ebbene l’ineffabile K., dopo avere ingarbugliato nelle ultime pagine la trama, non sapendo come uscirne, ha avuto il coraggio di escogitare un finale simile! Ma neanche nei romanzi d’appendice dell’Ottocento…