mercoledì 6 maggio 2009

CORDIALI SALUTI - Andrea Bajani

Per il protagonista di questo romanzo la vita in azienda significa passare ore a scrivere lettere di licenziamento, trascorrerne altrettante a vedere i colleghi "in esubero" riporre gli oggetti personali dentro piccole scatole, e ricevere premi aziendali per aver licenziato con le parole migliori, con il "sentimento che si conviene". La sua vita di fuori sono due bambini, con un padre che sta morendo in un ospedale lontano. Saprà inventarsi una paternità d'emergenza, e spiegare a quei bambini che non tutte le cose finiscono, anche quando se ne vanno, raccontando loro che non tutti i saluti sono degli addii.

4 commenti:

assorbenti ha detto...

L'incontro per la discussione di questo libro si terrà venerdì 13 Marzo a casa di Alessandra II

Alessandro ha detto...

non potendo essere con voi venerdì (snif snif) volevo condividere alcune impressioni sul libro di cui discuterete.
Mi è piaciuto per i contenuti e lo stile. "Cordiali saluti", letto con piacevolezza in breve tempo, mi ha fatto molto riflettere non solo sui rapporti lavorativi, ma in generale sui rapporti umani.
Con ironia Andrea Bajani descrive un mondo in cui il bene sommo è l'aumento della produttività (p. 44) e in cui tutto è strumentale. Le lettere di licenziamento sono capolavori di soave ironia, come l'orazione funebre ella "vendetta".
E il responsabile delle risorse umane di Bajani non vi ha fatto venire in mente il "Responsabile delle risorse umane" di
Yehoshua? Ma che differenza!
Una domanda che mi sono posto alla fine del libro: ma allora la fuga è l'unica possibilità? Voi che ne dite?
Un caro saluto... anzi "Cordiali saluti" a tutti

assorbenti ha detto...

Il libro è piaciuto a: Marinella Gabriella Serena Alessandra1
Non è piaciuto: Giovanna Marinella Marina
Giudizio ambivalente per: Massimo Massimiliamo Mirella Donatella Franca Alessandra2
Per Mirella non ci resta che la fuga? No. Il protagonista è una persona meravigliosa, pronto a prendersi responsabilità che non gli competono, gioca con ironia e con distacco, riesce a mantenere la sua umanità..
Per Marinella questo libro, che non avrei mai comperato, è una meraviglia di ironia. Una volta iniziato... mi ha preso, è molto reale.. Il protagonista non riesce a dire di no, non entra in relazione con gli adulti, con i bimbi c'è una relazoine, ma mi domando: da chi parte?
Per Massimo non è tanto reale (MA si levano molte voci contrarie), con questa ironia è portato tutto all' esasperazione, ma si resta nella metafora
Per Franca ricorda che le lettere personalizzate evitavano dei problemi all'interno dell'azienda. Nel momento in cui i dipendenti ricevevano le solite lettere impersonali, organizzano una protesta.
La disponibilità del protagonista è particolare, secondo me legata ad un senso di colpa.
Ci sono varie disquisizioni sui rapporti con i bimbi.
Ad Alessandra è piaciuto perchè il quadro fornito è reale; nella mia azienda si percepisce questa freddezza, le lettere sono dei capolavori
A Donatella “non mi è piaciuto tantissimo, mi ricordava Fantozzi e l'ho trovato eccessivo, con un fondo di realismo un po' crudo, l'ho letto facilmente, velocemente e mi è rimasto un senso di vuoto perchè non vi ho letto dei rapporti umani”
Marinella interviene: Il protagonista non riesce a dire di no, non entra in relazione con gli adulti, con i bimbi c'è una relazoine, ma da chi parte?
A Giovanna “Non mi è piaciuto, mi ricorda Fantozzi, 35 anni fa..ma la sostanza è la stesssa.
Dove il mio compagno lavora da 10 anni vengono organizzate delle riunioni ludiche.. ignobili, in alcune sono stati costretti a giocare ai pirati!!!
In un'altra occasione ha potuto appurare come l'azienda controllava la partecipazione dei dipendenti e si comportava in maniera punitiva verso quelli che, a suo criterio, reputava più distanti dall'azienda stessa.
Le riunioni pseudoludiche non servono a nulla e mi fanno schifo.
Comunque non mi è piaciuto e mi indignano queste cose.
Se non avessi visto queste realtà avrei pensato che il libro fosse tutta un'invenzione.
L'ho trovato violento, forse più del libro precedente.
Franca L'ha letto con molto distacco. Il protagonista parte da una situazione alla pari, poi c’è una catarsi quando sembra tornare a dei rapporti più umani per poi darsi alla fuga, il libro è costruito ad arte ed è scritto molto bene.
Maddalena ha cercato di leggere in maniera distaccata. “La prefazione mi è piaciuta tantissimo, Bella l'idea di scindere l'ambito lavorativo dalla parte nella quale si racconta il vissuto con i bimbi.
Però le lettere sono troppo pacchiane ed il protagonista non riesce a generare sentimenti e relazioni o esprimere sentimenti. Avrei apprezzato un finale più forte...liberatorio.”
Massimo fa riflettere sul fatto che l'autore è diverso dal personaggio.
A Massimiliano sono piaciute molto le lettere. Sono sicuramente una caricatura che però esporre una realtà. Forse all'inizio è come se tutto scivolasse attorno al protagonista, ma poi coi bimbi nasce qualche cosa.
Ci sono delle realtà che vengono palesate nel contesto familiare o nelle imprese dove è possibile, da un momento all'altro, sparire.
Rapporti che non esistono, rapporti che ci scivolano addosso, a me il tutto non ha fatto male,ferito, come Giovanna, a Marinella queste lettere hanno fatto ridere. Ci sono reazioni molto diverse.
Serena ha proposto un libro economico di Baiani, perchè le piace il suo stile.
E' tutto estremo, a parte la parti che descrivono il rapporto con i bimbi.
Non mi dispiacevano neanche gli sprazzi in cui si delineavano i rapporti con il capo e si poteva leggere la disconnessione con la realtà.
Piacevole per la modalità con le quali ha messo a fuoco certe problematicità.
A Gabriella il libro mi è piaciuto molto. E' un libro estremo, grottesco. Riesce ad esprimere sinteticamente con 2 o 3 frasi delle realtà complesse. Vedo che il protagonista coglie la realtà della vita, nella lettera in cui racconta il defunto, finalmente, emerge il suo lato umano.
A Marina non piace lo stile di scrittura. Stile semplicistico, pulito, (porta l'esempio della pagina 65 dove si legge a suo dire uno stile finto infantile, artefatto “La tazzina che i grandi...”)
Le lettere erano artefatte, costruite, tutto ciò mi infastidisce. E' artefatto..l'unica parte accettabile è quella dell'ospedale.. anche la parte dei corsi per dirigenti l'ho riconosciuta come reale...
Ma il resto era cosi distaccato, esagerato, surreale... A me non piace come scrive. Amo chi scrive bene, con un certo stile, non questo. Il protagonista non riesce a farmi pensare a Yehoshua, perchè Yehoshua scrive bene.
Cinzia ha letto solo una lettera, per il contenuto e il poco tempo, non sarei riuscita a leggere di più.
Ora sul lavoro siamo in un'altra realtà, dobbiamo assumere, non riesco ad immaginarmi una lettera di licenziamento, come la scriverei io...se dovessi farlo.
Alessandra 2 “All'inizio il libro mio ha infastidito, mi riconoscevo in un certo modo di scrivere, mi ricordava un certo periodo, (quasi una ripresa Dada), degli anni '70
Poi con il proseguire della lettura mi sono un po' riappacificata ed addolcita rispetto al mio fastidio.. mi ha fatto tenerezza, (vedi rane a pag 85) nella sua assurdità riesce a strappare commenti di razionale incomprensione e sorrisi.”

Massimo II ha detto...

Dopo averlo finito in un'oretta, devo ammettere di essere contento: se un "romanzo" simile è stato pubblicato nientemeno che da Einaudi, se personaggi come ad es. Pino Roveredo, che non ha ancora compreso la differenza tra un congiuntivo e un condizionale vincono importanti premi letterari, allora c'è speranza persino per me di pubblicare un giorno qualcosa!
E' un raccontino furbo, fastidioso e totalmente fasullo. E' furbo per lo stile minimalista, che qui in Italia non è ancora passato di moda - vedi ad es. Niccolò Ammaniti - autore peraltro con ben altro spessore di personaggi e trame, e perché tocca argomenti (disoccupazione, malattia, morte) chiaramente sensibili.
La trama è la seguente: una specie di sciacallo collaborazionista (o coccodrillo, visto che scrive lettere efferate e totalmente assurde probabilmente piangendo), si prende tanto a cuore la sorte di due dolci piccini figli del suo ex capo che lui probabilmente ha contribuito a far licenziare. I due dolci pargoletti (che non sono tanto piccini mi sembra di aver capito) non fanno altro che sghignazzare per tutto il romanzo mentre il papà muore atrocemente. Non c'è una riga in tutto il libro che sia verosimile: le letterine sono veramente assurde, di un'ironia così greve da giustificare chi le riceve a dar fuoco alla fabbrichetta. Le situazioni di vita sono grottesche e francamente imbarazzanti: ad es. i due bambini che settimanalmente celebrano la giornata della pupù, oppure quando il nostro eroe protagonista cerca di riportare il gatto fuggito (e ti credo) sul tetto, e ancora quando improvvisamente dà del tu al suo ex capo quando è sicuro che quest'ultimo è stato licenziato, fino al finale, catartico e scontatissimo.
Facendo un paragone architettonico, ci sono autori contemporanei (ho appena terminato stupefatto "Le Benevole") che costruiscono cattedrali rispetto ai tombini eretti da un Bajani.
Quanto hanno pagato Ascanio Celestini per scrivere la prefazione, che è la parte più decente del tutto?