martedì 13 ottobre 2009

IN FUGA - Alice Munro

Una serie di racconti brevi, collocati in quell'indefinito territorio che per alcuni altro non è che il "Paese di Alice Munro". La maggior parte delle storie si svolgono in piccole città della regione dell'Ontario; protagoniste sono per lo più donne: di tutte le età, anelanti passioni e bramose di libertà. Ma l'autrice racconta anche le ansie dell'adolescenza, i difficili rapporti fra genitori e figli, i diversi aspetti dell'amore, della malattia e della morte. Racconti che in poche pagine condensano un'intera vita. Una scrittrice che costruisce, utilizzando una prosa diretta e fintamente semplice, strutture narrative di grande profondità e complessità.Scrive Pietro Citati a proposito di Alice Munro: "All'improvviso apre uno spazio bianco in un racconto. In quel bianco trascorrono anni, decenni: un abisso allontana il presente e il passato; il tempo passa senza che nessuno se ne accorga; e noi avvertiamo, al tempo stesso, il senso della continuità e quello della lacerazione che formano il tessuto diseguale della nostra vita".In questa nuova raccolta della Munro, contrariamente a quanto succede nelle altre, ci sono tre racconti - "Fatalità", "Fra poco" e "Silenzio" - che hanno come protagonista la stessa donna, collegati. O meglio, separati da bianchi abissi in cui il tempo e i sentimenti precipitano per poi riaffiorare dando vita a situazioni che costituiscono storie a se stanti: cesure drastiche, ma non dissimili dai "bianchi" all'interno di ciascun racconto di cui parla Citati. E' come se le storie della Munro tutte insieme narrassero un lungo romanzo-mosaico in cui ciascuna tessera è la vita di una donna e del paesaggio umano e naturale che la circonda. Quella di Juliet, la protagonista dei tre racconti sopra menzionati, è la storia della separazione traumatica e dolorosa fra una madre e una figlia, attraverso la quale entrambe ritrovano la propria identità e il coraggio di vivere seguendo il desiderio, invece che il dovere.

6 commenti:

Maddalena ha detto...

Cari assorlibri, chi di voi era all’incontro lo sa. Che mi era venuta l’idea che invertendo i personaggi nei vari racconti della Munro, forse tutti sarebbero stati più felici.
Chi non ha letto il libro ovviamente non ci capirà niente. Gli altri spero di si.
Ho pensato che l’unico personaggio in grado di cambiare i destini degli altri poteva essere solo Tessa, la sensitiva dell’ultimo racconto.
Ho dato quindi a lei questo incarico. Ci è riuscita con tutti, tranne uno, che sarebbe finito male comunque (non volevo esagerare con la felicità, a cui non siamo abituati...).
Ne è uscita una composizione di tre pagine (ho tentato di essere il più breve possibile per non perdere la vostra amicizia)
Si intitola

IN FUGA … DAI RACCONTI DI ALICE MUNRO.

1a parte
La capretta Flora si sta quasi addormentando beata all’ombra di un albero, quando vede avvicinarsi una strana giovane donna. “Ciao Flora! Tutto bene?” “Certo che va tutto bene – risponde l’animale svogliatamente – questa settimana mi sono piuttosto divertita con due caproni simpaticissimi, ora riposo e tra un poco tornerò a casa, dalla mia dolce padroncina Carla”.
“Penso che sia meglio che tu non torni a casa.”
“E tu chi sei e perché mi dici questo?”
“Io sono Tessa, la sensitiva dell’ultimo racconto. Amo usare i miei poteri per aiutare gli esseri viventi, i confini della mia storia non mi soddisfacevano, per cui salto negli altri racconti e cerco di salvare gli altri protagonisti..”
“Sono una CAPRA – rispose Flo – non sono mica una pecora, dimostrami che sei davvero una sensitiva!”
“Detto fatto: tu non ti sei divertita con due caproni, Flo, i caproni erano almeno cinque.” “Cazz.. come hai fatto? Ok ti credo. Cosa devo fare secondo te?”
“Ti consiglio vivamente di uscire subito dal tuo racconto e saltare dentro il prossimo, siamo d’accordo?”
“D’accordo”.

Juliet si è appena svegliata sul divano di Eric, piena di mal di testa. Sente dei rumori. Quando la porta si apre, non riesce ad alzare lo sguardo.
Sente una voce, ma non la riconosce. E’ un vocione che grida “Oddio una ladra, chi sei tu?” - “Piuttosto tu chi cavolo sei, non sei Eric!” - “Lo so bene che non sono lui, io sono Don, il prete diabetico del terzo racconto, sono venuto a riscuotere i soldi del funerale di ieri!” - “Ma tu non fai parte di questa storia!” - “Lo so, ma ieri ho incontrato una sedicente sensitiva che mi ha convinto a saltare in un altro racconto, ed eccomi qua, ho cambiato parroc….. “ ma Don non riesce a terminare la frase, la sua gola ha cominciato a gonfiarsi e a soffocarlo. Juliet in fretta gli ficca in gola una quantità enorme di succo di mirtillo, magicamente apparso alla sua sinistra. E Don presto si riprende. “Mi hai salvato la vita… grazie … libera nos domine a malos…” Juliet non riesce a credere alle proprie orecchie. “Ma tu, tu, PARLI LATINO !!!!” “Certo, tossicchia Don, sono un prete…” “ADORO CHI PARLA LATINO E GRECO, io – devi saperlo – sono un’intellettuale esperta di cultura classica, oh dio… che felicità” . “Anche tu mi piaci, bambola” risponde il prete. “Si che bello, diventiamo amanti (di Eric ormai non mi interessa più niente) passeremo le notti a sussurarci paroline in greco antico e latino..” “Ok”.
Improvvisamente sentono dei rumori. Chi sarà? Ecco che in salotto si fa avanti timidamente una capretta! Juliet sente di amarla all’istante. “Che bella, che bella capretta, e come è morbida! Ti prego Don, ti prego: posso tenerla?” - “Parliamoci chiaro Juliet – risponde Don – se tieni la capretta però poi non voglio anche fare figli, o i figli o la capra” “Va bene, va bene, tanto io sono cosciente di avere un’istinto materno scarsissimo, magari facendo figli poi se se ne andassero in india neanche mi darei la pena di cercarli… la capretta invece è sicuramente più gestibile, e assolutamente sufficiente a soddisfare quel 5% di istinto materno che mi appartiene…” (“Grazie Tessa – pensa Flora).
Vissero felici per sempre, Juliet, il prete diabetico e la capretta Flo. Vissero nel secondo racconto.

Maddalena ha detto...

2a parte
Intanto nel primo racconto, Clark si aggira nervosamente per le stradine limitrofe alla casa. Carla è appena tornata dal suo tentativo di fuga, e Clark si sente molto agitato. Il suo istinto di maschio grezzo e violento gli impone di prendersela con qualche essere vivente, ma per strada non trova proprio nessuno, animali compresi. Improvvisamente, come per miracolo, arriva di corsa una bella automobile sportiva, che frena proprio davanti ai suoi piedi. La portiera si apre e ne esce un tizio visibilmente alterato. “Ehi fratello, come butta? Sai mica dove posso trovare un bar aperto in questo racconto?” Clark resta perplesso. “Chi sei tu, e cosa ci fai nel MIO racconto?” “Sono Neil, il bel tenebroso alcool dipendente del racconto “Passione”, e qui in auto ti presento Grace, sarebbe mia cognata, eh eh…. Nell’ultima osteria dove abbiamo diciamo .. fatto uno spuntino.. c’era una sballata di nome Lessa o Ressa, non mi ricordo, mi ha fatto prendere una strizza infinita e mi ha convinto a cambiare velocemente racconto…” “Ok, basta basta, non mi interessa niente in realtà delle tue chiacchiere, amico, vieni con me, seguimi, ti porto io in un bellissimo pub, molto trendy, è proprio qui dentro quel vicolo molto buio, vieni vieni con me, ho proprio bisogno di fare due passi (sul tuo cadavere…) ih ih ih” Così Clark si è sfogato. Ma Neil ha preso il posto della capra. Tessa purtoppo sapeva che Neil sarebbe finito male in QUALUNQUE racconto fosse fuggito. Doveva bere di meno.

Sesto racconto. Delphine canticchia mentre passa lo straccio sul bancone del bar dell’albergo.
A un certo punto entra una giovane ragazza, mai vista prima. “Un cappuccino con pooooca schiuma” ordina allegramente la ragazza. “Che bel sorriso che hai cara – risponde Delphine, come ti chiami? “ “Mi chiamo PENELOPE.”
“Oh, per un momento speravo in un altro nome.. “ disse Delphine mentre una valanga di lacrime le sgorgava dagli occhi. “Lo so, lo so – ammise Penelope – so che il mio nome è assolutamente ORRIBILE, colpa di quella stronza di mia madre, ma non pensavo che facesse addirittura piangere….” - “Oh no, cara, non fraintendere… io non sto piangendo per il tuo nome, che anzi è carinissimo.. sto piangendo perché, perché… IO HO ABBANDONATO MIA FIGLIA” – “Grande – strillò Penelope – pensa che IO HO ABBANDONATO MIA MADRE !!” “Allora, allora noi due abbiamo qualcosa in comune… abbandoniamo i nostri parenti di primo grado in linea retta….” “Ti prego Delphine, in questo racconto mi sento sperduta, mi sono trovata qui perché qualcosa è cambiato nel mio racconto originario e io non potevo più esistere laggiù, ti prego posso restare per sempre con te in questo albergo?” “Certo, ne sarò felice, ti farò frequentare il catechismo tutti i pomeriggi” “wow”.
Penelope e Delphine vissero per sempre come madre e figlia molto unite, con un ottimo rapporto.Vissero nel sesto racconto.

Maddalena ha detto...

3a parte - Epilogo
Tessa continuò a girare con scrupolosità e metodo all’interno di tutti i racconti di Alice Munro.
Di giorno, per non dare nell’occhio, cucinava e si dava da fare all’interno dell’istituto psichiatrico dell’ottavo racconto. Di notte usciva e raggiungeva i personaggi degli altri.
Riuscì ad avvisare per tempo Robin del settimo racconto (scherzi del destino). In realtà le due donne scoprirono insieme ben presto che Danilo Adzic aveva ben due fratelli gemelli (si era trattato di un parto trigenimo), il problema era che – quando era in corso la guerra della ex Jugoslavia e la Bosnia veniva dilaniata da tre “gruppi “ rivali, Danilo si era schierato con i serbi, suo fratello Alexander con i croati, e il terzo gemello, Slobodan si era schierato con i mussulmani. Per non farli litigare, Robin aveva pensato bene di tenerseli buoni tutti quanti, vivendo per sempre felice e contenta col suo “menage a 4” . Tessa, che era di larghe vedute, aveva pensato di chiudere un occhio. D’altra parte aveva chiuso un’occhio anche con Flo, che si era fatta diversi caproni nel primo racconto.
La mamma di Juliet, stufa del marito che sbavava per la cameriera, si era lanciata con entusiasmo nel sesto racconto (Passione) e si era dedicata felicemente ad impagliare sedie con gli zii di Grace. Grace invece, avendo ormai imparato a guidare, si divertiva come una pazza a sfrecciare da un racconto all’altro, e si era offerta di offrire passaggi a tutti quanti, portava Eric a pescare con Wilf dell’ultimo racconto, portava ogni tanto anche Flo a cercare caproni in giro.
Tutti i personaggi si erano spostati, tutti erano felici (tranne il povero Neil che sarebbe finito male dappertutto) (doveva bere di meno).
E Tessa ? Tessa ogni notte, finito di aiutare gli altri, prima di rientrare in manicomio faceva comunque sempre un salto nel secondo racconto.. a fare “comunella” col tizio biondo del treno, che grazie a lei non solo aveva rinunciato a suicidarsi, ma anzi aveva ripreso fiducia in se stesso, aveva acquistato un loft a Vancouver, aveva aperto un’ acciaieria e mirava ormai a candidarsi alla presidenza della confindustria canadese.
Tessa ma non fessa.

Resoconto ha detto...

Perchè è stato proposto:
La scelta è stata determinata da parte di Donatella, dal modo di scrivere di questa autrice canadesse che riesce ad esprimere molto bene gli stati d'animo.
A chi è piaciuto:Giovanna, Donatella, Patrizia, Franca, Massimo, Alessandra.
A chi è piaciuto con riserva: Mirella, Oscar, Massimo Frico, Maddalena.
Giovanna: Sensibilità, cura nello scritto, per questo mi ricorda una scrittrice sudafricana, Nadin Gordimer, che però,nei suoi scritti, a differenza di quello che ho percepito dalla lettura del libro che stiamo commentando, trasmette un messaggio legato alla sua terra o al problema dell'aparthaid. In questo testo non ho trovato un assunto, testi quasi sradicati, mi ha incuriosito questo Canada per me impercepibile. Si percepisce il vissuto, ma slegato dall'ambiente.
Il racconto che ho preferito è stato il primo, anche i racconti su Juliet e quello sul destino mi sono piaciuti molto.
Donatella:Chiede un giudizio su Juliet, personaggio principale dei tre racconti collegati.
Mirella:Non mi è piaciuta la scrittura ed ho percepito attraverso il vissuto dei personaggi un certo snobismo legato ad una cultura vissuta in modo presuntuoso. A volte percepivo un'accozzaglia descrittiva. Mi è piaciuto il racconto del destino, quello del vestito verde.
Maddalena:A libro finito ho pensato che la scrittrice si sia vissuta come un'intellettuale, si sia sentita diversa per questo motivo. Io le descrizioni invece le ho trovate quasi ecessive, a volte. Le storie sono molto diverse. Mi è piaciuto soprattutto “Rimetti a noi i nostri debiti”, l'ho trovato il più vero. Su Juliet trovo verosimile il primo racconto , il secondo così così il terzo è il meno verosimile. Condivido il pensiero di Giovanna, manca qualcosa.
Massimo:Sarò breve perchè il libro mi è piaciuto. L'assunto del libro è: non c'è una legge, siamo in preda al caos, come dei burattini.
Lo stile è molto impersonale.
Il Canada si sente, non c'è una realtà urbana, incontramio spazi ampi e persone introverse.
Gli ultimi due racconti sono quelli che preferisco, anche se nel in quelo del destino, l'apparizione del fratello gemello sembra un po' improbabile.
Patrizia: Un romanzo così non mi piacerebbe, ma nel racconto questa modalità descrittiva mi piace. Piacevole, ben scrittto, ma manca un significato. Mi hanno lasciato un sottile piacevole senso di inquietudine. Passione è il racconto che ho preferito, assieme al primo racconto di Juliet.
La crescita di Juliet è toccante, la fine è deludente, ci si aspettava una crescita che non avviene.

Resoconto ha detto...

Franca: Scritto molto bene, ogni racconto potrebbe dar vita ad un romanzo, però sembra un esercitazione letteraria.
Percepisco ora un filo conduttore, ma penso vada oltre il destino, c'è una crudeltà di fondo, però resta una bella esercitazione letteraria. Avrei avuto piacere di leggere una biografia della scrittrice piuttosto delle critiche di quarta di copertina.(qualcuno ipotizza che I critici abbiano letto il libro sbagliato)
Nel primo racconto percepivo ancora dell'entusiasmo, poi non più. L'autrice è descrittiva e non partecipante.
Oscar:Ho letto solo i primi quattro racconti(in lingua originale, n.d.r.). Mi ha fatto riflettere sulla cultura canadese e su quella americana. L'italiano medio sente la madre una volta al giorno, l'americano non è così, c'è un distacco maggiore. Non sono riuscito ad immedesimarmi perchè mancavano le emozioni. Mi è piaciuto il personaggio di Juliet quando rivede le stanze della sua casa, mi immedesimavo, capita anche a me, quando torno a Salerno e osservo distaccato. Amo buttare via le cose vecchie per lasciare posto a quello che deve venire.
Quando attraverso i posti del passato lo rivivo e osservo le emozioni che provavo, quasi come fossi un altro e potessi consolarlo, confrontarmi, aiutarlo.
Massimo frico: Letto il primo racconto mi sono sentito abbastanza estraneo. E'un libro scritto da una donna per le donne.
Poi ho cercato di leggerlo in modo spregiudicato. Non ho provato grandi emozioni. Non ho finito il libro, ma mi ha dato l'impressione che non accadesse nulla, personaggi che si vedono passare un treno che non riescono a prendere e gli scappa sotto al naso. L'ambiente non cambia, donne che non cambiano, non si sa bene perchè, ma è così.
Alessandra:Quando ho iniziato il libro, alla fine dei primi racconti, aspettavo un superamento che non arrivava. Il sentimento evocato era quello scritto da Quasimodo.. Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera
Poi ho colto la fuga di cui parla il titolo, la fuga dei personaggi da quel possibile salto di qualità che i protagonisti sembrano quasi incapaci di cogliere, come mancasse la coscienza, troppo persi dal loro vissuto (che diventa un non vissuto). Man mano che proseguivo la lettura, apprezzavo maggiormente le storie, fotografie di momenti di vita in cui si potrebbe trasformare tutto, ma non si è in grado di fare quel salto, si scappa dalle propie storie e si preferisce credere che va bene così.

Maddalena ha detto...

PROPOSTE per OTTOBRE

1) Philip K. Dick “Labirinto di morte” Fanucci ed. Euro 7,50 pag .243
Non fatevi ingannare dal titolo, non è un libro triste. E’ un romanzo incredibile, con una trama piena di misteri che piano piano si svelano, e con un finale a sorpresa che a sua volta contiene al suo interno il “vero” finale a sorpresa, che dà poi la chiave per scoprire tutto il significato della storia.
Non è uno dei libri più conosciuti di Dick, ma è quello che io amo di più e non potevo non proporlo.

2) Albert Camus “Lo Straniero” ed. Bompiani pag. 170 Euro 8,00
Un classico. Scritto benissimo, un uomo vive una storia improbabile, ma non reagisce. E’ un romanzo psicologico. Lascia una sensazione strana, tocca zone della coscienza che tutti noi – più o meno – abbiamo dentro.

3) J.G. Ballard “Regno a venire” ed. Feltrinelli pag 293 Euro 9,50
Autore molto considerato. Ho letto altro di lui ma questo libro no. Però la storia mi attira molto. E’ ambientato in un futuro prossimo in cui tutta la vita è incentrata sui CENTRI COMMERCIALI.
Mia figlia lo ha letto e dice che è scorrevole. La trama è quella di un omicidio, ma è solo lo spunto per una critica sociale interessante.